domenica 17 agosto 2008

Il tempo dei laici

Aldo Maria Valli, su Europa del 30 maggio scorso, scrive che in una Chiesa che appare spesso molto "gerarchizzata" il laico si trova nelle condizioni dell'ospite più o meno tollerato, utile se resta in linea con l'elenco ufficiale dei valori da difendere, ma subito guardato con sospetto ed emarginato se, in coerenza con il suo ruolo, prende l'iniziativa, indica altri valori ed altre modalità di intervento, detta un'altra agenda e invita la Chiesa a guardare la realtà nella sua totalità e complessità.
Secondo Fulvio De Giorgi (ne Il brutto anatroccolo ed. Paoline), oggi quando ci si chiede se sia ancora tempo dei laici nella Chiesa, bisogna porsi una domanda più generale e fondamentale, e cioè se sia ancora il tempo dei cristiani. Per l'uomo di fede, nonostante la tentazione dello sconforto, la risposta è una sola: questo, come ogni tempo, è tempo per il cristiano. Ma proprio perché è un tempo insidioso, sotto molti aspetti inafferrabile, occorre che la rivoluzione cristiana torni alla sua radicalità. Che permette al credente non di starsene dentro la sua tana, sulla difensiva, ma di "ricrearsi" continuamente, come scriveva Tonino Bello quando denunciava l'atteggiamento di quei cristiani troppo "attaccati allo scoglio" e terrorizzati all'idea di rompere gli ormeggi per affrontare nuove sfide e nuove avventure. Se non che il "ricrearsi" presuppone il sottoporsi a una revisione critica. Anche don Milani, quando se la prendeva con i cattolici "sempre col puntello in mano accanto al palazzo che sono incaricati di custodire e della cui solidità dubitano", diceva che non avrebbe potuto vivere neanche un minuto nella Chiesa con questo "atteggiamento difensivo e disperato", e rivendicava il diritto e il dovere di viverci parlando e scrivendo con la più assoluta libertà di pensiero.

sabato 16 agosto 2008

Quando è estate

Cerco di usare questo blog per fissare frasi e citazioni che ho trovato cercando di mettere ordine tra le riviste e i giornali, come si conviene ad ogni estate.
Questa, di don Franco Costa vescovo collaboratore di Papa Paolo VI e amico di Bachelet nonché assistente della Fuci e dell'AC, la dedico a chi ha nostalgia dei "bei tempi passati".

Se Dio mi ha collocato in questo tempo vuol dire che questo tempo è per me il più bello, il più opportuno di tutti i tempi.