domenica 9 gennaio 2011

Basta con il cristianesimo triste

Paola Bignardi, già presidente nazionale di AC, nel suo libro: "Dare sapore alla vita. Da laici nel mondo e nella Chiesa" (ed. Ave) se la "prende" con un certo tipo di cristiani.

Chi ha familiarità con il Vangelo si rende conto dell'insostenibilità di quel cristianesimo triste e un po' arcigno che talvolta si incontra in chi ha perso i contatti con le fonti della vita cristiana. Il cristianesimo è l'esperienza di donne e di uomini che amano la vita, che vivono con gioia la loro esperienza familiare e sociale; le relazioni con gli amici e con i vicini di casa; la politica e la professione; che sanno apprezzare l'umanità in tutte le sue dimensioni: affetti, responsabilità, fatica, amore; che sanno dare un senso alle esperienze difficili che segnano l'esistenza di tutti: la malattia, il dolore, il limite, la solitudine, la morte.

Il cristiano che "piace" alla Bignardi (e anche a me) è dunque una persona solidale con i propri simili e con il mondo, è una persona che non lancia accuse e anatemi, ma che si pone alla scuola del Vangelo per capire e, soprattutto, per amare quell'umanità che la Provvidenza le ha messo accanto. Come insegna la celebre Lettera a Diogneto, i veri laici si mescolano volentieri con i loro simili.

Per questo i cristiani non cercano di appartarsi rispetto allo scorrere della vita quotidiana e alla responsabilità che essi condividono con ogni persona.

Tuttavia ciò non impedisce loro di testimoniare l'irriducibile alterità dell'annuncio evangelico che li fa essere e sentire stranieri rispetto a una mondanità che privilegia l'apparire e l'avere rispetto all'essere.

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