martedì 10 aprile 2012

I veri sepolcri sono i cuori induriti

Perché dovremmo far festa per Pasqua? Se lo chiede don Giuseppe Dossetti jr su Europa del 7 aprile 2012. La risposta è un elogio della debolezza o meglio della necessità della compassione.
"È la compassione di Maria Maddalena l’inizio dell’incontro degli uomini con il Risorto; senza quell’andare mattutino alla tomba, apparentemente senza ragione, gli apostoli sarebbero ritornati alle loro reti, Pilato avrebbe vinto e i sacerdoti sarebbero rimasti i custodi dell’ordine e della pubblica moralità; peggio per i poveri e per quanti si erano illusi che un mondo diverso fosse possibile.
Dunque, se non abbiamo compassione per la sofferenza dell’uomo, non possiamo incontrare il Risorto. Il pericolo odierno è proprio questo: ci stiamo abituando alla sofferenza dell’uomo, non c’interessa, i luoghi del dolore non ci attraggono, meglio le spiagge assolate o i locali rumorosi. È inevitabile, allora, che la Pasqua non ci dica nulla.
I veri sepolcri sono i cuori induriti, le pietre sono le etichette che applichiamo ad altri uomini per tenerli fuori dalla nostra vita. Che senso può avere la Pasqua per chi non si commuove davanti al barcone che affonda nel mare di Sicilia, per chi guarda con curiosità o disprezzo le prostitute che si offrono sulle strade, senza voler sapere quanta crudeltà e umiliazione stanno dietro a quel miserabile spettacolo? Io apprezzo coloro che vanno a trovare i malati, o gli anziani che vivono nelle case di riposo. La gioia non può avere come prezzo la cecità di fronte al dolore altrui: al contrario, è in questa amorosa e discreta sollecitudine, nelle “opere di misericordia”, che inizia l’esperienza della risurrezione."