martedì 13 settembre 2011

L'intransigenza 'irragionevole' di Capitini

Aldo Capitini, inventore della marcia Perugia-Assisi e 'filosofo' della nonviolenza in Italia affermava:

«Quando incontro una persona, e anche un semplice animale, non posso ammettere che poi quell’essere vivente se ne vada nel nulla, muoia e si spenga, prima o poi, come una fiamma.
Mi vengono a dire che la realtà è fatta così, ma io non accetto. E se guardo meglio, trovo anche altre ragioni per non accettare la realtà così com’è ora, perché non posso approvare che la be­stia più grande divori la bestia più piccola, che dappertutto la forza, la potenza, la prepotenza prevalgano: una realtà fatta così non merita di durare. È una realtà provvisoria, insufficiente, ed io mi apro ad una sua trasfor­mazione profonda, ad una sua liberazione dal male nelle forme del peccato, del dolore, della morte. Questa è l’apertura reli­giosa fondamentale, e così alle persone, agli esseri che incon­tro, resto unito intimamente per sempre qualunque cosa loro ac­cada, in una compresenza inti­ma, di cui fanno parte anche i morti [...]»

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